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Pelle e autenticità: un esempio di artigianalità d’eccellenza a Palermo

di Giuliano Lodato

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“Giovanni Vallone Cuoiami”, nel centro storico del capoluogo siciliano, è una bottega aperta dal 1938

La bottega di Giovanni Vallone è un piccolo angolo di eccellenza e artigianalità. A pochi passi da Piazza Borsa, nel centro storico di Palermo, un’antica insegna posta in Via Calascibetta 22 indirizza all’interno di un pezzo di storia dell’artigianalità palermitana.

Le origini del negozio

Una vasta bottega, nata per volontà del nonno di Giovanni – omonimo dell’attuale gestore – che la lasciò al figlio Nicola. Il signor Giovanni Vallone nacque a Prizzi, comune in provincia di Palermo, e aprì l’attività per rifornire dei suoi prodotti la Sicilia Occidentale. L’apertura risale niente di meno che al 1938. 87 anni fa Giovanni Vallone, di Prizzi, apriva la sua bottega, oggi guidata da suo nipote.

Ma la storia ha imposto un giro particolare alla ditta “Giovanni Vallone Cuoiami”. Nonno Giovanni acquistò i locali nel lontano 1938 per rifornire soprattutto artigiani locali: calzolai, sellai, tappezzieri. Acquistava le pelli dalla Toscana – conciate al vegetale, modalità che prevede l’uso di pochi elementi chimici – per rivenderle in Sicilia comprese dei materiali necessari al loro utilizzo, gomma, chiodi, colle. L’impresa passò poi al figlio Nicola, nonché padre dell’attuale proprietario.

Il passaggio generazionale e l’eredità di Nicola

Il negozio passò poi al figlio Nicola, padre dell’attuale proprietario. Sotto Nicola, l’azienda di famiglia continuò nella stessa tradizione. Ma fu con la terza generazione che la storia prese una svolta decisiva.

Fra Nicola e il giovane Giovanni si consumò il più classico dei dissidi fra padre e figlio, le aspirazioni dell’uno differivano da quelle dell’altro. Giovanni fece così l’università a Milano e si abilitò alla professione di commercialista. Qualche anno dopo il padre scomparve prematuramente e per amore della famiglia e della sua storia, Giovanni prese le redini dell’impresa.

Qualche anno dopo il padre scomparve prematuramente e per amore della famiglia e della sua storia, Giovanni prese le redini dell’impresa.

Acquistò macchinari, ristrutturò e adattò i locali e iniziò a produrre pezzi originali con il nome della famiglia. Il ruolo tradizionale del negozio come fornitore fu affiancato da un proprio laboratorio artigianale, che mise in risalto la creatività del lavoro di Vallone.

L’incontro con Francesca Zanca

“Dal binomio Francesca-Giovanni è nato il laboratorio, che è la parte più sviluppata del negozio e in continua evoluzione”, ci dice Giovanni. “Utilizzando pellami italiani e unendoli alle nostre idee, nascono dei prodotti di qualità”. Ma Giovanni è un uomo dalle mille risorse, oltre che un conoscitore profondo della città e dei suoi abitanti. “È stato il caso ad avere segnato la mia storia imprenditoriale, e quella della mia vita”, afferma.

Ma non nasconde i propri meriti, e quando gli chiediamo quali siano le spinte, oggi, per continuare piccole attività artigianali di fronte al perenne aumento della grande distribuzione e dei prodotti di massa, ci risponde in modo preciso. “A mio avviso”, dice, “ad un fenomeno di massa fa seguito una reazione contraria. La gente oggi, oltre a ricercare la qualità che non trova nei prodotti realizzati per la grande distribuzione, aspira ad acquistare capi e accessori che abbiano personalità e carattere”.

Tra caso e convinzione

È su queste basi che Giovanni e Francesca sono riusciti a svincolarsi dalla concorrenza per crearsi un proprio proficuo spazio di mercato. La ricetta di qualità e autenticità funziona ancora, Vallone Cuoiami a Palermo ne è un chiarissimo esempio. Il negozio è frequentato da turisti e locali, i primi chiedono subito se le pelli sono italiane o locali, i secondi si affidano a Giovanni per le proprie cinture o le proprie borse disegnate da Francesca.

La qualità dei prodotti non ha nulla da invidiare a quelli dei grandi marchi di moda, ma i prezzi sono ampiamente sgravati dal costo d’immagine dei grandi brand. Una “figata”, se ci si passa il termine.

Sfuggire alla globalizzazione sfrenata significa ormai anche questo, trovarsi in Via Calascibetta 22 da “Giovanni Vallone Cuoiami” e trovare un angolino di unicità, qualità e cura dei dettagli. Giovanni è quasi assente dai social, ma non si arrabbierà se diciamo che ne è felice.

E quest’ultimo è uno dei suoi punti di forza.

All’interno del negozio, l’atmosfera riflette l’equilibrio tra tradizione e reinvenzione. Il laboratorio è il cuore pulsante della boutique, sempre pronto a sperimentare e ad adattarsi, mentre la vetrina continua a evocare il ricordo del passato artigianale della città.

Una nicchia per turisti e Palermitani

Per Vallone, resistere alla marea della globalizzazione non è solo una strategia commerciale, ma anche una dichiarazione culturale. “Sfuggire alla globalizzazione sfrenata oggi significa anche ritrovarsi in Via Calascibetta 22, da ‘Giovanni Vallone Cuoiami’, e scoprire un angolo di unicità, qualità e attenzione ai dettagli”.

Nonostante il successo della boutique, Giovanni mantiene un profilo basso. Ha una presenza limitata sui social media e non fa alcuno sforzo per promuovere se stesso in modo aggressivo online. Questa assenza, secondo lui, è parte della sua forza. “Giovanni è quasi assente dai social media, ma non si arrabbierebbe se dicessimo che ne è felice”, ha aggiunto.

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